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Torre Arnolfo

Un simbolo per Colle di Val d’Elsa

Casa-torre di Arnolfo di Cambio - Wikipedia
Torre Arnolfo, Colle di Val D’Elsa, Siena. Foto da wikipedia

La Torre, che spicca elegante nella parte Alta di Colle, è tradizionalmente identificata come la casa natale di Arnolfo di Cambio, tra i più famosi architetti e scultori del XIII secolo. 

L’ingresso, caratterizzato da una targa che ricorda appunto il nome del grande artista, è da Via del Castello, di fronte alla Torre dei Pasci. 

La semplice struttura dell’edificio in pietra e mattoni è quella tipica di una casatorre – la dimora  signorile del XII-XII secolo distribuita in altezza – con ingresso al piano terreno che dava accesso al deposito e le stanze disposte ai piani superiori. 

Quali materiali sono stati usati per la realizzazione della Torre?

La facciata verso sud, sopra Via delle Romite, è costruita in pietra fino all’altezza delle case adiacenti, mentre la parte superiore è in cotto. Le ampie pareti laterali, eccettuata un’apertura sul lato est, sono prive di finestre.

Gli affreschi di Gino Terreni:

La Torre è stata recentemente restaurata da privati che hanno valorizzato gli spazi ed arricchito gli interni con gli affreschi del maestro Gino Terreni che vi ha voluto raffigurare anche alcune scene della battaglia di Colle del 1269.

Si narra infatti che dalla torre la nobildonna senese Sapìa Salvani assistesse alla disfatta delle forze della Repubblica di Siena nella guerra contro Firenze e l’alleata Colle, come ricorda Dante nella Divina Commedia, XIII Canto del Purgatorio.

La Battaglia di Colle: Gino Terreni e la memoria moderna - gonews.it
Dipinto che raffigura la battaglia di Colle. Foto presa da www.gonews.it

Chi era Arnolfo di Cambio?

Arnolfo di Cambio è stato il più autorevole rappresentante dell’architettura gotica italiana. Ha progettato famosi edifici fiorentini come il Palazzo della Signoria, la cattedrale di S. Maria del Fiore e la chiesa francescana di S. Croce. 

A questo illustre colligiano è stato dedicato il busto-ritratto attualmente in Piazza Santa Maria in Canonica e all’interno del Museo San Pietro.

File:Colle, busto di arnolfo di cambio.JPG - Wikimedia Commons
Busto-ritratto attualmente in Piazza Santa Maria in Canonica . Foto presa da www.wikimedia.org
Arnolfo di Cambio: il perché di un genio toscano poco conosciuto
Statua di Arnolfo di Cambio realizzata da Luigi Pampaloni, Palazzo dei Canonici, Firenze. Foto da www.tuscanypeople.com

Arnolfo di Cambio scultore

Arnolfo di Cambio è stato anche un importantissimo scultore, formatosi con Nicola Pisano e autore di splendidi Cibori come quelli nella Basilica di San Paolo fuori le mura e in Santa Cecilia in Trastevere, esempio di armonia tra architettura classica e decorazione gotica moderata.

Restauro del Pulpito del Duomo, le prime immagini | RadioSienaTv
Immagine del Pulpito di Siena. Foto presa da www.radiosienatv.it

Nella vicina Siena è possibile visitare il Pulpito di Siena, realizzato tra il 1265 e 1268 da Nicola Pisano e dalla sua bottega di cui facevano parte lo stesso Arnolfo di Cambio e Giovanni Pisano. Il pulpito, di pianta ottagonale e sostenuto da nove colonne poggianti su leoni stilofori dotate di capitelli in stile corinzio è arricchito da una splendida decorazione scultorea sui parapetti e negli spazi tra gli archi trilobati.

A Firenze invece si trova un’altra scultura di Arnolfo di Cambio, l’enigmatica Madonna con il Bambino dagli occhi di vetro, un gruppo scultoreo in marmo datato all’inizio del XIV realizzata per la facciata di Santa Maria del Fiore è oggi conservato nel Museo dell’Opera del Duomo a Firenze.

Arnolfo di Cambio - Madonna dagli occhi di vetro - 1300-1305 circa - Museo  dell'Opera del Duomo a Firenze. | Madonna, Arte, Museo
Gli occhi di vetro della Madonna con il Bambino, Arnolfo di Cambio, Museo dell’Opera di Firenze. Foto da www.pinterest.it
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Un tunnel medievale nel cuore del Castello

La suggestiva via delle Volte in Colle Alta

Dalla piazza del Duomo del Borgo di Castello in Colle Alta parte la suggestiva via delle Volte che corre sotto i palazzi e sotto i loro giardini pensili fino a Palazzo Campana .

Il passaggio è coperto da grandi volte e per la sua atmosfera misteriosa è una delle vie più suggestive di Colle. 

Leggenda vuole che proprio sotto una di queste gallerie voltate fosse uccisa Sapia Salvani, la gentildonna senese – di cui parla Dante nella Commedia – che mutò con il marito fazione politica da ghibellina a guelfa e che si trasferì a Colle di val d’Elsa.

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Percorso dantesco

Sulle tracce di Dante e Sapìa Salvani

«Io fui sanese», rispuose, «e con questi 

altri rimendo qui la vita ria, 

lagrimando a colui che sé ne presti.

Savia non fui, avvegna che Sapìa 

fossi chiamata, e fui de li altrui danni 

più lieta assai che di ventura mia.

Dante, Divina Commedia, Purgatorio Canto XIII, vv. 106-111

Per celebrare la ricorrenza dei 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, anche il nostro blog vi suggerisce un percorso speciale in cui potrete rivivere il clima medievale ed immedesimarvi nelle storie narrate da Dante nella Comedìa.
Vi proponiamo quindi di vestire i panni di Sapìa Salvani, l’anima colligiana incontrata da Dante nel XIII canto del Purgatorio, e di visitare virtualmente i luoghi in cui lei stessa ha abitato e in cui possiamo trovare sue tracce e scoprirne la storia, attraverso vicoli, parchi e dediche speciali.

Sebben settecento anni sian passati
le sue opere vengono ancora celebrate
e i festeggiamenti di Dante non vengon abbandonati

le sue cantiche da stuoli di studenti son studiate
e allora noi in tal opra ci prodighiamo:
leggete ancora, voi che così vi dilettate!

Noi per il blog gli articoli scriviamo
e le storie e i monumenti analizziamo
e testi e immagini e citazioni riuniamo

con grande onore il nostro percorso vi presentiamo:
all’interno della nostra Colle, il luogo che tanto amiamo!

Scoprite con noi Sapìa e la sua storia
e i luoghi in cui di Colle fu così tanta gloria.

Il percorso dantesco parte da un’epigrafe…

Sapìa Salvani nell’arte, il ricordo di una mostra al Museo San Pietro

Al Museo San Pietro di Colle di Val d’Elsa nella primavera del 2018 una mostra dal titolo “Savia non fui. Dante e Sapìa fra letteratura e arte” ha acceso i riflettori sulla figura di Sapìa Salvani, la gentildonna senese protagonista del XIII canto del Purgatorio di Dante.

Il Bastione di Sapìa

Il Parco di Bacìo

Scopri tutti gli articoli sul nostro Blog dedicati al percorso dantesco!

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Parco di Bacìo

Un parco che resiste nei secoli

Dalla via del Castello, cuore della parte alta di Colle di Val d’Elsa, si raggiunge il Bastione di Sapia che prende il nome dalla gentildonna senese ricordata da Dante nella Commedia per aver assistito con soddisfazione alla disfatta dei ghibellini nella famosa Battaglia di Colle. Il Bastione si affaccia su un meraviglioso panorama con il Convento di San Francesco e, al di sotto, il Parco di Bacìo raggiungibile con un suggestivo passaggio voltato che corre sotto le fortificazioni. Un tempo qui si trovava la trecentesca fonte di Bacìo che fino alla seconda metà del Novecento era adibita a lavatoio pubblico.

Il Parco di Bacìo. Foto da http://www.arxnet.net/

Il Parco è ancora un luogo di pace dove fare una passeggiata tra natura, suggestioni di arte contemporanea come La voce si indebolisce dell’artista Ilya Kabakov e storia. Il Parco infatti nel 2019 è diventato palcoscenico naturale per celebrare i 750 anni dalla famosa Battaglia di Colle.

Ilya Kabakov, La voce si indebolisce nel Parco di Bacìo di Colle di Val d’Elsa, progetto per Arte All’Arte III Edizione (Associazione Arte Continua)

 

Giugno 1269, la battaglia di Colle, evento del 15 giugno 2019

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Il Bastione di Sapia

Una fortificazione del XV secolo con reminiscenze dantesche

Quando è stato costruito?

Il Bastione fu costruito in occasione della ricostruzione delle strutture difensive seguita all’assedio e al bombardamento delle milizie aragonesi, pontificie e senesi di Colle Val d’Elsa, al fianco di Firenze e del Regno di Francia nell’evento culmine della guerra dei Pazzi nel 1479.

Che cos’è un “bastione”?

Il bastione, detto anche “baluardo”, è un elemento difensivo caratteristico della fortificazione alla moderna elaborata dal XV-XVI secolo. Tale elemento è inserito negli angoli più esposti delle mura con il duplice scopo di irrobustire punti altrimenti deboli della cinta muraria e di attaccare il nemico dai fianchi piuttosto che frontalmente.

I bastioni angolari del castello di Barletta. Foto di ©Alberto Gentile – StuporMundi.it

Chi è Sapia Salvani?

Questo bastione situato nella zona del “Castello” prende il nome da Sapia Salvani, personaggio dantesco che nella Divina Commedia assiste gioendo alla disfatta dei ghibellini senesi presso Colle.

Adeodato Malatesta, Dante incontra Sapìa nel Purgatorio, 1839 ca. Olio su tela. Modena, collezione privata

Citata nel tredicesimo canto, era moglie di Ghinibaldo Saracini, signore di Castiglionalto presso Monteriggioni, e zia paterna di Provenzano Salvani. Forse per odio politico contro il nipote, a capo della fazione ghibellina di Siena, fu invidiosissima dei suoi concittadini: per tale motivo, quando ebbe luogo la battaglia di Colle tra Siena e la guelfa Firenze (nella quale morì lo stesso Provenzano Salvani), desiderò che la sua città fosse sconfitta e si rallegrò della strage avvenuta. Sapìa fu però anche donna caritatevole, come dimostra la fondazione da parte sua nel 1265 di un ospizio per i pellegrini, detto di Santa Maria. Sapìa, secondo la tradizione, morì uccisa a Colle Val d’Elsa da un sicario senese.

Il panorama

Nel piazzale del bastione si può sostare a godere della vista panoramica che  spazia sul versante nord, dove sono situati il parco e la fonte di Bacìo, raggiungibili attraverso una  strada voltata che passa proprio sotto le fortificazioni.

Vista panoramica sul parco di Bacio. Foto di © 2016 gonews.it – Media Group Srl

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Ask Me Colle Tour Colle contemporanea In famiglia Una strada di Cristallo

Red Girl

Dove si trova?

In una nicchia del tunnel che porta all’ascensore che collega il il terzo del Piano al terzo del Castello in Colle Alta è stata collocata Red Girl, la bambina vestita di rosso sotto una pioggia di lampadine in cristallo soffiato creata da Kiki Smith, invitata nel 2010 ad esporre nell’ex spazio UMoCA da Cai Guo-Qiang, direttore e curatore delle mostre.

Il tunnel che porta all’ascensore per raggiungere il ‘Castello’ in Colle Alta con la scultura Red Girl, dal sito luoghidelcontemporaneo.beniculturali.it

Perché si trova qui?

Per l’occasione Kiki Smith ha scelto di esporre tre delle giovani donne protagoniste di Pause – un lavoro presentato in Giappone (DMoCA) – inserite in questi suggestivi ambienti illuminati da una moltitudine di lampadine ingrandite in cristallo soffiato. Al termine del progetto UMoCA, ogni bambina è stata donata ad un Comune della Val d’Elsa: Yellow Girl a San Gimignano, Blue Girl mentre Red Girl è rimasta in sito.

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Porta Nuova

Un ponte tra passato e presente

Porta Nuova (chiamata anche Porta Volterrana o Porta Salis per ricordare l’abbondante  importazione di salgemma) è una delle porte che consentivano l’accesso al borgo medievale di Colle  di Val d’Elsa.  

Tadashi Kawamata, Porta Nuova, Colle Val d’Elsa, 2004, Associazione Arte Continua

Al pellegrino che in tempi più antichi percorreva la strada che da Volterra porta a Colle di Val d’Elsa,  la vista della maestosa e imponente Porta, con i suoi grandi torrioni cilindrici, doveva certamente  apparire in tutta la sua monumentalità, quale emblema della bellezza e dell’importanza della città.  

La porta volterrana fu ricostruita, insieme al circuito murario quattrocentesco della città, dagli architetti fiorentini  Cecca, Francione e Giuliano da San Gallo, in luogo della più arretrata porta di Selvapiana, distrutta  dalle truppe alleate dei senesi durante l’assedio del 1479. 

Tadashi Kawamata, Porta Nuova, Colle Val d’Elsa, 2004, Associazione Arte Continua

La costruzione, con i suoi due torrioni tronco conici e la merlatura di coronamento solo parzialmente  originaria, rappresentava quindi la centralità del ruolo giocato da Colle di Val d’Elsa nella guerra che vide Firenze e i suoi territori contro la città di Siena. Sui bastioni dal profilo circolare si aprono due bocche da fuoco per alloggiare i cannoni a difesa di questo importante luogo di passaggio.

Tadashi Kawamata. Foto da woodarchitecture.files.wordpress.com

La struttura ha subito varie manomissioni e interventi di restauro che hanno portato per esempio,  nel 2002, al recupero del fossato difensivo e, nel 2004, all’inserimento al posto dell’originale antica porta, di un’opera di arte contemporanea dell’artista Tadashi Kawamata.

Tadashi Kawamata, Porta Nuova, Colle Val d’Elsa, 2004, Associazione Arte Continua

Qui essa si pone simbolicamente a conclusione del lungo programma di restauro e come  importante monumento locale che celebra e rinvigorisce la connessione storica fra la città e i suoi abitanti.

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La riscoperta della gora

Un esempio di modernizzazione della città

La piazza centrale di Colle di Val d’Elsa è stata interessata da un importante intervento di modernizzazione cui ha partecipato il team di artisti formato da Daniel Bauren, Bertrand Lavier, Alessandra Tesi e Lewis Baltz, coordinati da Jean Nouvel.

Lewis Baltz in particolare ha lavorato sulla parte occidentale della Piazza, lungo via Mazzini, concentrando il suo lavoro sulla riscoperta della gora: il canale che fiancheggia interamente via Mazzini è stato aperto alla vista e coperto con un grigliato metallico che ne permette l’attraversamento.

L’intervento di Lewis Baltz in Piazza Arnolfo, la riscoperta della gora lungo via Mazzini

La poetica di Lewis Baltz

Le opere del fotografo statunitense si trovano nei musei di New York, San Francisco Helsinki e molti altri.

Ha pubblicato inoltre vari libri, come per esempio “The New Industrial Park” ” San Quentin Point” e “Candlestick Point”, testimonianze degli interventi dannosi dell’uomo e della tecnologia distruttiva.

La riqualificazione di una parte della Piazza di Colle è stato uno tra i suoi ultimi progetti, nel quale ha riscoperto l’elemento acqua. Fermamente convinto che l’acqua sia un forte elemento di attrazione – come le fontane, le piscine, le rive e il lungomare che risvegliano per Lewis Baltz i sensi della vista e dell’udito – l’artista ha sfruttato la gora che scorre nel sottosuolo di Piazza Arnolfo di Cambio sottolineandone anche l’importante ruolo che essa ha rivestito per la storia e l’economia della città.

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Marisa Merz e la torre dell’acqua

L’intervento di Marisa Merz per ‘Arte all’Arte’

L’artista torinese Maria Luisa Truccato, nota come Marisa Merz, esordì nel 1966 esponendo nel suo studio di Torino sculture di lamine di alluminio. A Colle di Val d’Elsa, nel 2002,  per “Arte All’Arte”, decise di lavorare su un bastione rinascimentale poi adattato a cisterna, una struttura in Colle Alta dalle dimensioni contenute che somiglia ad un fortino militare e che sembra proteggere qualcosa di prezioso al suo interno.

Marisa Merz, foto tratta da t3.gstatic.com

La porta di accesso della cisterna

L’artista decise di sostituire la porta di legno della cisterna con una in rame, materiale prediletto dall’artista per i suoi lavori. In questo modo la porta poteva riflettere i raggi del sole e diventare un punto luce della città; un elemento in grado di alludere simbolicamente al passaggio tra ciò che è visibile e non, tra ciò che si può vedere senza particolare attenzione e ciò che richiede una più attenta osservazione.

Torre dell’acqua, foto tratta da: luoghidelcontemporaneo.beniculturali.it/arte-all-arte—colle-di-val-d-elsa

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Santa Caterina d’Alessandria

“La sposa di Cristo”

Non ci sono notizie sicure della vita e della morte della Santa: oltre all’incerta data di nascita, a cavallo tra il III e il IV secolo d.C., sappiamo che Caterina era una bella giovane egiziana figlia del re Costa, il quale la lasciò orfana giovanissima.

Santa Caterina, Colle val d’Elsa, 2017; foto tratta dal sito: Wikimedia Commons

Una leggenda narra che persuase un gruppo di retori, inviati dall’imperatore per convertirla, ad aderire alla fede cristiana. 

Inoltre, dopo il rifiuto di una proposta di matrimonio dello stesso imperatore, Caterina fu condannata a morte; la ruota dentata su cui si sarebbe dovuta consumare la pena capitale si ruppe (attributo della santa insieme al libro, la palma del martirio e la spada) e fu quindi decapitata; si dice che dalla ferita mortale sgorgò latte, simbolo della sua purezza, anziché sangue. 

È oggi patrona di teologi, filosofi, studenti dell’Università di Siena, delle sarte, degli artigiani e in generale dei mestieri che hanno a che fare con la ruota ad esempio ceramisti e lanaioli.

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